Liberamente

mostra personale
Rocca Sforzesca di Soncino (Cremona)
Torre del Capitano
9 maggio 2009
con il patrocinio del Comune di Soncino
 
PRESENTAZIONE A CURA DI FRANCESCO ZORZI IN OCCASIONE DELLA PERSONALE
Premetto che quando Claudia Margadonna mi ha chiesto di presentare la sua mostra la mia prima reazione è stata quella di un garbato rifiuto. Ho presentato per il passato altre iniziative simili a questa, ma quasi sempre nelle vesti di Assessore alla Cultura di Orzinuovi, quindi in veste, come dire, istituzionale e senza obblighi perciò di assumere il ruolo e soprattutto le responsabilità del critico d’arte. Il garbato rifiuto non sono però stato capace di opporlo e ne sono stato contento per diversi ordini di motivi, ma di uno in particolare mi permetterete di parlarvi, scusandomi se invece di parlare dell’artista parlerò un poco di me, ma è indispensabile per poter poi parlare, per l’appunto, di lei.
Alcuni anni fa, nel secolo scorso (fa un po’ impressione vero?), appena assunta la carica di assessore alla cultura di Orzinuovi e non sapendo bene che pesci pigliare (perché nessuno nasce assessore alla cultura) con alcuni altri “sognatori” ci siamo inventati un circuito artistico fatto di luoghi molto incerti per ospitare mostre, serate di poesia e quant’altro dovrebbe andare sotto il nome di animazione culturale. Così utilizzammo la vecchia casa del custode del municipio, una chiesetta sconsacrata e gelida (che rispondeva al nome molto poco poetico di “chiesetta dei morti”), il castello in ristrutturazione, cascinali, nobili dimore decadute, magazzini in disuso per “fare cultura”, ma soprattutto mostre d’arte visiva. E concentrammo il nostro interesse soprattutto su artisti tanto bravi quanto pudichi, strappandoli alla ritrosia tipica del dilettante, dilettante nel vero senso della parola, che cioè agisce esclusivamente per il proprio diletto, obbligandoli a diventare artisti e a lasciare che chi vede e guarda le loro opere gli dia senso e completezza con la propria sensibilità, le proprie emozioni, il proprio vissuto.
Che c’entra tutto questo con Claudia? Poco forse per voi, molto per me. Perché questa è la sua prima mostra ed io sono lieto di poter rimettermi i vecchi panni e accompagnarla all’inizio di questa sua avventura nel mondo dell’arte.
Questa è la prima mostra di Claudia, che raccoglie il lavoro di due anni, degli ultimi due anni, anni in cui probabilmente lo spirito che accompagna ogni artista non ha cessato di spingerla a fare, a fare, e a fare bene, come è evidente.
E’ la prima volta che Claudia mostra in maniera organica i suoi lavori, ma le sue frequentazioni con l’arte, e con diverse espressioni artistiche, hanno radici antiche, in suo padre in primo luogo, pittore anch’esso, nella curiosità e nella passione che le ha saputo instillare, nella sua paziente ma instancabile ricerca di forme e stilemi che meglio le permettessero di esprimere il suo mondo interiore.
Claudia, e lo sapete forse meglio voi di me, è persona di grande discrezione, lontana anni luce dalle figure di “artista” che i media ci scodellano addosso ad ogni ora del giorno, Claudia così non è.
Claudia ha un grande mondo dentro di sé. La prima immagine che mi è venuta, facendo le debite proporzioni e Claudia non me ne vorrà, è quella della poetessa Emily Dickinson, vissuta sempre nella semplicità, quasi nascosta a se stessa e al mondo in un paesino del Massachusset, ma con un mondo grandissimo dentro di sé, che spingeva per uscire e che lei seppe trasformare in grande poesia. Anche Claudia mi pare abbia dentro di sé un grande mondo e, come la Dickinson con la poesia, anch’essa cerca di metterlo in contatto con altri mondi, scrivendo con la pittura la sua lettera .
E ci mostra che un altro mondo è possibile e non solo desiderabile, che è necessario, che non si vive di solo pane, di sola immanenza, di sola realtà e concretezza, ma che per vivere servono anche le rose, serve la bellezza, servono le emozioni.
Non sono un critico d’arte, l’ho già detto, e quindi non entrerò in sagge disquisizioni su correnti e scuole pittoriche. Non saprei dire se Claudia sia post impressionista, o astratto-espressionista, dare le etichette è sempre complicato e pericoloso.
La pittura di Claudia credo si possa definire essenzialmente una pittura di emozioni.
E come si fa a dare forma ad un’emozione? E darla secondo un canone, un codice che sia condiviso e condivisibile, che consenta all’artista non solo di dire quel che gli si agita dentro, ma di comunicarlo? Questo è il punto nodale: in fondo l’opera d’arte, e l’opera pittorica in particolare, non può che essere il pallido riflesso dell’emozione che ha ispirato l’artista. La comunicazione è il problema: e qui l’artista deve avere tecnica e mestiere, il sapere antico di costruire armonie e disarmonie che rendono una superficie colorata un quadro, qualcosa che esca dal limite fisico della cornice e non si limiti a farsi vedere, ma parli, suoni, si faccia leggere, ascoltare, abbia una sostanza, un profumo, abbia un corpo ed un’anima.
La pittura di Claudia ha questa voce, questa sostanza, questa capacità di essere non solo bella, ma intensa, emozionale ed emozionante.
Ci chiede solo pazienza e attenzione, disponibilità a mettersi in sintonia, a rendere più attenti tutti i nostri sensi, a non fermarci al gioco dei titoli, a lasciare che le opere di Claudia dialoghino con noi.
Vedere il cielo estivo / è poesia, / anche se nessun libro lo contiene…”
e ancora
“Estraneo alla bellezza nessuno può restare / bellezza è infinità…”.
versi di Emily Dickinson, che, mi pare, possono dirci meglio di quanto abbia saputo fare io quale dovrebbe essere, qui ed ora, il nostro approccio a quel che ci circonda.
Concludo ringraziando tutti voi di essere qui, grazie al Sindaco di Soncino per la sua gradita presenza e per averci ospitato nella Torre del Capitano, ma soprattutto, grazie a Claudia, per averci voluto donare il suo lavoro, averci mostrato il suo mondo e di volerlo condividere con noi”.
 
Arch. Francesco Zorzi
 
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